Taralli, tarallini e tarallucci: origine e diffusione dell’amatissimo snack meridionale
C'è chi ritiene siano nati negli ambienti contadini pugliesi nel Quattrocento, chi nei forni dei quartieri poveri di Napoli nel Settecento. Sta di fatto che il tarallo è uno degli snack italiani più amati, in tutte le sue varianti.
Anellini di pasta, dolci o salati, dalla storia controversa: innanzitutto, c’è chi ritiene che la parola derivi dal latino “torrère”, ovvero abbrustolire, chi dal francese “toral”, cioè essiccatoio, e chi dall’italico “tar”, che significa avvolgere (fonte: www.taralli.it). Il tarallo ha probabilmente origine negli ambienti contadini, da protagonista dei momenti di aggregazione veniva solitamente consumato vicino al focolare con un buon bicchiere di vino. Il famoso proverbio “finire a tarallucci e vino” rimanda, infatti, proprio ad un clima amichevole e, se letto in un’ accezione negativa, alla risoluzione di un problema in maniera superficiale. Ancora oggi, spesso, si offre agli ospiti in visita nelle proprie casa, ed è un ottimo snack principalmente all’ora della merenda e dell’aperitivo. Controversa anche la sua provenienza, motivo per cui le varie ed orgogliose dispute tra chi ne attribuisce la nascita in Campania e chi in Puglia non si esauriranno mai: esistono, infatti, un’infinità di varianti e tipologie in tutta Italia (anche se prevalentemente al Sud), tanto che il tarallo è stato inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tipici italiani.